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COLLEMANCIO DI CANNARA

Iscrizioni aperte

Alle residue informazioni enunciate si aggiungono quelle attinenti ad una seconda fase di età imperiale. Attorno al II secolo d.C. sono datate le evidenze di un complesso termale monumentale, emblema della vitalità del municipio in età imperiale. Dallo scavo delle terme proviene il famoso mosaico con scene nilotiche e marine attualmente esposto presso il Museo Comunale di Cannara nella sala Giovanni Bizzozzero.

Ultimo testimone della lunga e verosimilmente durevole frequentazione antropica dell’area è una struttura religiosa cristiana, nata come oratorio ed edificata attorno al IX secolo d.C. in prossimità del tempio tuscanico.

A causa della mancanza di indagini archeologiche sistematiche le conoscenze riguardo la storia, culturale e monumentale di Urvinum Hortense si riducono a queste sporadiche e frammentarie informazioni. Il nostro progetto rientra nel programma di ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale archeologico del comune di Cannara ed è condotto in collaborazione con il Comune di Cannara, con l'Impresa Intrageo e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria; inoltre rientra nel programma di ricerca archeologica e di formazione inerente le attività didattiche e pratiche dell’Università degli Studi di Perugia. Le indagini previste avranno come finalità primaria l’acquisizione di elementi utili alla conoscenza basilare dell’impianto urbano e della sua evoluzione, di indicativi funzionali alla definizione delle diverse fasi di vita nonché la messa in luce di alcune delle strutture più rilevanti sia pubbliche sia private.

Nelle vicinanze del borgo di Collemancio di Cannara, sulla collina di La Pieve sono tutt’ora visibili i resti monumentali del municipio romano di Urvinum Hortense.

Sorto nella porzione sud-occidentale della collina di La Pieve, il centro antico godeva di una felice collocazione geografica che permetteva il controllo su gran parte della valle del Tevere. La posizione dominante rispetto ai centri romani limitrofi di Asisium, Trebiae, Hispellum, Vettona, lascia pensare che il municipio dovesse rivestire un ruolo dominante sull’intero territorio. Le frammentarie informazioni di cui disponiamo dipendono quasi esclusivamente dalle ricerche dell’abate Giuseppe Di Costanzo e dalla documentazione archeologica e fotografica del Prof. Giovanni Cannelli Bizzozero. A loro si deve la scoperta delle principali testimonianze monumentali ed epigrafiche dalle quali è stato possibile comprendere alcuni aspetti relativi alla frequentazione antropica del sito. 

Allo stato attuale delle ricerche è possibile ipotizzare una prima monumentalizzazione dell’area attorno alla seconda metà del III secolo a.C., alla quale risale la costruzione del tempio tuscanico tripartito in opera quadrata. La presenza di ingenti quantità di  reperti ceramici repubblicani in prossimità dello stesso fa pensare che attorno al tempio si fosse sviluppato, già durante al III secolo d.C., un insediamento di tipo vicano.

La municipalizzazione e quindi l’istituzione di Urvinum Hortense, avvenne in seguito alla guerra sociale del 90 a.C.

A questa fase risalgono le tracce di una prima urbanizzazione dell’abitato, come testimoniano le porzioni di strada visibili in prossimità dell’antico tempio.

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Locandina Urvinum Hortense.tif

MONTECCHIO (TR)

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La necropoli si trova sul versante sud-occidentale dell’abitato di Montecchio, lungo il Fosso di San Lorenzo tributario del Tevere, delimitato da una serie di alture digradanti verso lo stesso fiume, separate da profondi valloni incisi dai numerosi affluenti che percorrono questo territorio riversandosi, a ovest, proprio nel Tevere. L’area archeologica, oggetto di numerose opere di valorizzazione e visitata da un numero sempre crescente di turisti, è stata oggetto di una serie di campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza dal 1975 fino al 2000; sono state individuate una cinquantina di tombe in gran parte manomesse da scavi clandestini. Si tratta di sepolture a camera che si sviluppano sui fianchi del vallone, scavate direttamente nel banco naturale da cui si accede attraverso un breve dromos realizzato a cielo aperto.

I materiali recuperati nelle tombe collocano la necropoli entro un arco cronologico che va dalla fine del VII sec.a.C. fino al IV-III sec.a.C. La tipologia degli oggetti appare di assoluta qualità e denota un prestigio sociale caratterizzato da elevate disponibilità economiche e culturali.

GUBBIO GUASTUGLIA

Iscrizioni momentaneamente chiuse

L'area archeologica della Guastuglia si estende in pianura, fuori dalle mura medievali occidentali di Gubbio, in una zona compresa tra viale del teatro Romano, via Matteotti, ai lati di Porta degli Ortacci, e viale Parruccini, via Ubaldi e via Perugina. A partire dalla fine del II secolo a.C., nell'attuale area della Guastuglia, opportunamente livellata e terrazzata, si espanse la città che, in età protoimperiale, accolse un vasto quartiere abitativo centrato sul teatro e circondato da un anello quasi continuo di necropoli. La Guastuglia è l'area dove rimangono i resti più significativi della città romana, tra cui alcune residenze private, complessi pubblici e il grande santuario d'epoca imperiale indagato dall'Università degli Studi di Perugia (Prof. Gian Luca Grassigli). 

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